Trentacinque secondi ancora by Lorenzo Iervolino

Trentacinque secondi ancora by Lorenzo Iervolino

autore:Lorenzo Iervolino
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788898970704
editore: 66THAND2ND
pubblicato: 2017-03-01T16:00:00+00:00


Who’s that white guy?

15 ottobre 1968

«Norman, non badare a me».

Peter cammina davanti ai blocchi della corsia 7, inspira col naso, soffia via l’aria con la bocca. La curva da lì appare molto larga e quindi, pensa, la dovrà tagliare in maniera decisa. Torna a controllare i blocchi, la distanza tra le placche, fa qualche saltello e solo a quel punto sente di nuovo la voce.

«Norman, ora che partiamo non mi guardare, ok?».

Si tratta dell’italiano Ippolito Giani, detto Ito, col quale Peter Norman si è allenato nei giorni precedenti. Peter sa che Giani è in forma, conosce i suoi tempi sui 100 e sui 150, ma non sa che gli hanno iniettato un’intera dose di novocaina nel bicipite femorale della coscia destra.

«Uscendo dai blocchi non mi guardare, ché mi sono stirato. Mi fermo subito, mi ritiro dopo lo start. Quindi, non tenermi gli occhi addosso, ok?» dice l’italiano, e Peter pensa che una strategia per distrarre l’avversario come quella non l’aveva mai sentita e che ora gli sarà impossibile non guardarlo. Indietreggia sui blocchi, prova la posizione dei piedi, questa cosa di Giani lo sta facendo innervosire, lui che sa come gestire le gare dal punto di vista psicologico.

«Dico davvero» riattacca l’italiano, fermo in ottava corsia. «Non mi sono ritirato prima solo perché così, un giorno, potrò dire ai miei nipoti di aver partecipato a due Olimpiadi e non a una soltanto».

Peter non ha più tempo per dargli retta, scuote la testa, sente il battito cardiaco aumentare, sa che il momento è quasi arrivato. È la sesta batteria del primo turno dei 200: si qualificano i primi quattro più i ripescaggi tra i migliori esclusi, quindi con un tempo attorno ai 21’’ netti dovrebbe farcela. Nonostante sia un tempo ampiamente alla sua portata, in quel momento la voce interiore gli dice una cosa soltanto: non puoi arrivare ultimo, scordatelo, vai a mille e non arrivare ultimo.

Il fischio singolo invita gli atleti a posizionarsi. Per non creare incomprensioni tra i corridori, a Messico ’68 i comandi vocali erano stati sostituiti da quei suoni: uno per ai vostri posti, due per pronti.

Peter schiaccia il piede sinistro sulla placca con la punta della scarpa staccata dalla pista, sarà quello il piede di spinta. Sotto i polpastrelli sente la superficie morbida del tartan. Il segnale con il doppio fischio ha il potere di annullare ogni altro rumore e visione che lo circonda, a eccezione del rosso della pista, che invade la sua visuale ora che ha gli occhi puntati verso il basso. Conta i tre secondi che precedono il successivo segnale. Mille-e-uno, mille-e-due, conta così, mille-e-uno, mille-e-due, ma tutto è infinitamente più lento. L’udito diventa un organo interno che collabora a equilibrare ogni cosa. Sul mille-e-due inspira col naso. I miei nipoti, pensa per un attimo. Che figlio di… Mille-e-tre. Bang!

L’adrenalina schizza dalle ghiandole surrenali, coronarie e polmoni si dilatano irradiando i muscoli striati di sangue e ossigeno, mentre quelli lisci si rilassano. Il sistema nervoso centrale è invaso dall’eccitazione, la pupilla si espande e



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